a "Una montagna ... di musica" di Marco Pedretti

di Luigi Negri


Gentilissimo Gabriele, le scrivo queste poche righe dopo aver letto il racconto del signor Pedretti.
Gli vada il mio ringraziamento per aver ricordato come la montagna sia stata fonte di ispirazione per molti grandi musicisti. Ha menzionato, tra le altre opere, la ' Sinfonia delle Alpi' di R. Strauss.
Per coloro che non conoscessero questo affresco sinfonico vorrei ricordare che, in ventidue cosiddetti episodi, Strauss ci accompagna dal sorgere del sole fino alla notte fonda sui monti che egli tanto amò, specie le sue Alpi Bavaresi che contemplava dalla casa di Garmisch.
Il canto dell'oboe a descrivere la visione dalla cima è indimenticabile, così come il sopraggiungere del temporale descritto dal tuono lontano dei timpani e i violini pizzicati che si trasformano in gocce di pioggia.
Immaginate quasi un secolo fa, a Berlino, un'orchestra di circa 150 elementi intenta a demolire le pareti anguste del teatro e trasportare il pubblico sulle alte montagne...
Superfluo che ne consigli l'ascolto.
Vorrei aggiungere alle opere citate dal Pedretti anche la Sinfonia N° 4 di Brahms specie il primo e secondo movimento, dove dalla nostalgia si passa alla serenità e alla quiete; la Sinfonia N° 6 di Beethoven in cui si avverte nitida la natura della montagna e il Manfred di Schumann.
Non posso, infine, dimenticare Mahler, i cui impegni di direttore d'orchestra, lasciavano alla composizione, in pratica, solo i periodi di vacanza.
Così che le sue opere maggiori le creò in montagna, a Dobbiaco, dove è ancora visibile l'abitazione nella quale trovava la pace e la concentrazione necessarie.
Ricordo la presenza dei campanacci delle mucche all'interno delle sue orchestre sinfoniche.
Non c'è compositore più legato alla montagna di Mahler.
Voglio citare, tra le sue sinfonie, la Sesta e la Settima.
Sentire per credere.