commento ai commenti sulle citazioni dai Sacri Testi

 

di Remo Pagliarini

 

 


Ho seguito il "dibattito" sull'uso delle citazioni di testi sacri e "sensibilità" risentite, dopo "L'imponderabile" di Bibì & Bibò, spiritoso e brillante resoconto dell'ultima ciaspolata.
Io credo che le fedi religiose bisognose di "par condicio" siano fragili.
Lasciamo fuori dalla religione questa pessima trovata usata e abusata in ogni contesto e salsa "tipicamente" italiana, che crea più problemi di quanti ne vuole (o non vuole o è un alibi) risolvere.
Dio non ha bisogno di nessun altro che lo giustifichi o lo legittimi.
E così pure i testi sacri di ogni religione.
La fede religiosa è un rapporto personale e diretto con Dio.
E le religioni che hanno bisogno di guardiani o giudici, falliscono.
Vito Mancuso, teologo, nel libro "Disputa su Dio e dintorni", scritto con Corrado Augias, edito da Mondadori, sostiene che "C'è bisogno di una spiritualità nuova... Non nel senso di una superreligione... E la spiritualità è maggiore della religione."
E tornando all'uso di citazioni e alle "sensibilità" e "tolleranza" e "rispetto degli altri" come ho letto, mi viene in mente una frase di Shakespeare: "Non c'è nulla che sia buono o cattivo, a renderlo tale è il pensiero."

E ricordo pure una storia zen.
Due monaci stavano un giorno andando assieme lungo una strada fangosa.
Cadeva una fitta pioggia.
Giunti alla curva, incontrarono una bella ragazza che, indossando un chimono di seta e una sciarpa, non poteva attraversare l'incrocio.
"Vieni, ragazza" - disse il primo monaco.
La prese tra le braccia e la portò di là dal fango.
Il secondo monaco non aprì bocca finché, la sera, non giunsero a un tempio dove pernottare.
Allora non poté trattenersi e disse: "Noi monaci non avviciniamo femmine. E' pericoloso. Perchè l'hai fatto?"
"Io ho lasciato la ragazza laggiù - rispose il primo monaco - Tu la stai ancora portando?"

Erri De Luca scrittore, alpinista, lettore assiduo e traduttore della Bibbia, precisa che l'usanza quotidiana dei testi sacri non fa credenti o non credenti.
"Le storie sacre tengono compagnia a un lettore... Finché ogni giorno posso stare anche su un solo rigo di queste scritture, riesco a non mollare le sorprese di essere vivo... Inauguro i miei risvegli con un pugno di versi, così il giro

del giorno piglia un filo d'inizio... e intanto ho trattenuto per me una caparra di parole, un nocciolo d'oliva da rigirare

in bocca..."
Chiude così Erri il libro "Nocciolo d'oliva".
Ognuno porta con sé il suo testo sacro nel suo percorso di vita.
Non c'è esclusiva di proprietà o uso o frequentazione.
C'è anche chi non ne sente il bisogno e avvia la sua giornata in altri modi.

La propria sensibilità religiosa ognuno la misura con Dio o col suo Dio e non con quella degli altri.
Io ho trovato interessanti e utili, per non sentirmi ferito da sensibilità troppo esposta o fragile, la lettura di alcuni libri: Vito Mancuso, L'anima e il suo destino.

Corrado Augias e Mauro Pesce, Inchiesta su Gesù.

Corrado Augias e Vito Mancuso, Disputa su Dio e dintorni.
E i libri di Erri De Luca.
Da una ciaspolata alla Bibbia e a Dio.
Quanti percorsi fa fare la montagna!
Guardiamo la luna e non il dito che la indica, ci suggerisce la saggezza orientale.
Nel nostro caso la montagna, le ciaspolate, il piacere di stare insieme per monti e per valli, con scarpe o con ciaspole, con canti o salmi o proverbi...