a “Bolle di sapone” di Cristina Zamboni 

 

di Gabriele Villa e Valeria Ferioli
 

 

Una e-mail semplice, telegrafica, accompagna una foto:

" Ciao Gabri... ecco il tritone... Un abbraccio (Valeria) ".
 

L'invio fa seguito a una chiacchierata alla sede del CAI, tra gli argomenti intraigiarùn, i racconti pubblicati.

"Bello l'ultimo che avete pubblicato, quello di Cristina".

"Sì, bello davvero. Peccato che non ho trovato la foto di un tritone da mettere nel testo."

"Ce l'ho io la foto. Te la invio".

"Dai, così approfitto per scrivere un commento al racconto e inserisco la foto".

 

Un commento breve, naturalmente.

Solo poche righe per sottolineare la piacevolezza del racconto, la scorrevolezza del dialogo tra madre e figlia nel ricordo infantile rielaborato a distanza di anni, mantenendone intatta la fresca spontaneità.  
 

Forse è anche in virtù di ricordi come questo che, a distanza di anni, c'è chi non ha dimenticato la strada per andare verso le montagne pure abitando a due passi dal mare.

Chissà, magari per andare a cercare quella lontana, quasi primordiale, semplicità di cui il racconto "sbriluccica".