a “Ciaspolexodus” di Bibì & Bibò  

ovvero "note dal diario di un direttore di gita"

 

di Gabriele Villa


 

Il prima della ciaspolata ...

 

Che sarebbe stata una ciaspolata fuori dall’ordinario lo si era capito fin dal primo martedì di iscrizioni.
Ero via da Ferrara quel giorno e a raccogliere le iscrizioni ci avevano pensato Stenio, Fabrizio e Leonardo e, proprio da lui, alle 22e30 circa mi arrivò un sms che diceva: “Abbiamo riempito il pullman, riservato dodici posti all’Alpinismo Giovanile come concordato, ci sono ventisei persone in lista d’attesa”.
Ci voleva poco a capire che non sarebbe finita lì e il martedì successivo arrivarono in sede al Cai quelli in lista di attesa a chiedere notizie e altri nuovi iscritti si aggiunsero alla già lunga fila.
Ci guardammo negli occhi chiedendoci: “Come si fa, proprio alla prima ciaspolata dell’anno, a dire di no a quaranta persone cariche di entusiasmo e di voglia di provare?”.
Il percorso in programma non sarebbe stato impegnativo svolgendosi quasi completamente in discesa, sarebbe stato sicuro e a rischio zero anche in caso di forti nevicate e conseguente innalzamento del pericolo valanghe, inoltre all’evenienza, attivando uno o due direttori di gita in più, si sarebbero potuti frazionare i partecipanti in due o anche tre gruppi su percorsi almeno in parte differenziati.
Così decidemmo abbastanza in fretta il fatale “facciamo il secondo pullman” e procedemmo con le iscrizioni fino ad arrivare a contare un totale di novantadue iscritti, compresi sei direttori.
Sarebbe stato come un esodo biblico con le ciaspole ai piedi.
Non restava ora che attendere il dieci gennaio e sperare nel bel tempo.

Il tre gennaio andammo ad effettuare la ricognizione in una giornata fredda (9 gradi sottozero), ma bella e valutammo tutti i dettagli relativi al percorso, il tracciato preciso, compresa la logistica per i due pullman che avrebbero dovuto avere la possibilità di effettuare inversione di marcia proprio al Passo Staulanza.
A quel punto eravamo più che tranquilli e lo saremmo rimasti se, proprio a metà della settimana, le previsioni meteorologiche non avessero preannunciato il sopraggiungere del cattivo tempo.
Le previsioni davano una grossa perturbazione in arrivo con precipitazioni che avrebbero cumulato a terra più di ottanta centimetri di neve e temperature attorno ai 6/8 gradi sotto lo zero a 2000 metri e noi saremmo dovuti partire a una quota di 1800 metri.
Preoccupava soprattutto la presenza dei ragazzini dell’Alpinismo Giovanile per cui ci trovammo in sede con gli Accompagnatori il sabato pomeriggio per fare il punto della situazione e concordare con precisione il da farsi e le strategie più opportune.
Una telefonata al rifugio del Passo Staulanza confermò che lassù stava nevicando di brutto, che gli spazzaneve pulivano le strade, ma non i piazzali e quindi i pullman non sarebbero riusciti a fare inversione di marcia, oltre probabilmente a dover montare le catene per arrivare al Passo.
Un insieme di tanti piccoli problemi (con la speranza che non diventassero più grandi con il passare delle ore), che sarebbero stati tutti da valutare e risolvere la mattina successiva.
Ce n’era abbastanza per dormire sonni agitati in quella notte di vigilia.

 


 

Il durante la ciaspolata ...

 

Per il "durante" vi rimandiamo a "Ciaspolexodus" il racconto di Bibì & Bibò, di cui queste note non vogliono essere un commento ma semmai un'integrazione (anche perchè sono state scritte in precedenza), facendo esse parte di un diario-cronaca personale che racconta abbastanza sinteticamente ciò che è stato vissuto "dall'altra parte", cioè da quella dei direttori di gita.

 


 

Il dopo la ciaspolata ...

 

I numeri dicono: 2 pullman con una "carico" di 84 ciaspolatori, di cui 4 direttori di gita per 67 partecipanti e 10 ragazzini dell'Alpinismo Giovanile, con 3 loro accompagnatori.

Dopo la tormentata vigilia ci siamo ritrovati, al solito posto di fronte alla stazione ferroviaria, in un freddo e livido mattino che pareva preannunciare una pessima giornata, e la pioggia insistente che batteva sui vetri del pullman, mentre l'autostrada ci portava verso Mestre, sembrava voler confermare le ansie senza possibilità di appello.

E' in quei frangenti che viene in aiuto l'esperienza pregressa e l'unica cosa da fare è mantenere la calma nell'attesa per poi operare con senso pratico e lucidità nel momento in cui comincia l'azione.

Mentre ci avvicinavamo alla Val di Zoldo si ebbe chiara l'impressione che quella "finestra di bel tempo" che le previsioni avevano fatto sperare si stesse spalancando sulla nostra gita ciaspolatoria e i primi brandelli di azzurro che macchiavano il cielo sopra il Monte Pelmo ne furono la più gradita conferma.

Nel giro di quelle tre ore di viaggio la prospettiva era cambiata completamente e tutti gli indicatori negativi dei giorni

precedenti si trasformarono in elementi positivi in virtù di quella che, a fine giornata, con sintesi succinta ed efficace, venne riassunta e definita da uno dei direttori di gita (il sottoscritto) "una bella botta di culo".

Il traffico stradale era ridotto al minimo e quindi niente rallentamenti e nessuna fila (nemmeno all'autogrill, eccetto la nostra, comunque disciplinata), le strade, pur se sporche di neve residua ci avevano lasciato salire a Palafavèra senza dover montare le catene, non c'era nessuno nemmeno al baracchino dell'affitto ciaspole presso cui dovevamo dotare i ragazzini che ne erano sprovvisti e l'area davanti era libera e disponibile per poterci cambiare con comodo. 

I pullman ci avevano scaricato subito prima di Forcella Staulanza e alle 10e35, il gruppone era pronto per mettersi in marcia, mentre il sole aveva già fatto capolino e le nuvole si diradavano sempre più.

Con a terra 70 centimetri di neve fresca, e la traccia da battere, ci siamo addentrati nel bosco imbiancato lungo la strada forestale fino a Malga Fontanafredda, dove ci siamo fermati per una sosta riscaldati dal sole.

Sempre al sole abbiamo proseguito completando il giro programmato, solo rinunciando alla salita al Col dei Baldi per non voler correre alcun rischio, visto il "grado 3", su tutti i versanti, dichiarato dal bollettino valanghe. 

In quattro ore siamo arrivati a Palafavèra, ci siamo cambiati e preparati al rientro, sempre senza traffico e senza code, per rientrare a Ferrara addirittura in anticipo sui tempi previsti.

 


 

Si percepiva nel gruppo un'atmosfera sostanzialmente soddisfatta, vuoi per la giornata inaspettatamente bella, vuoi per la magia del bosco imbiancato dalla neve appena caduta, vuoi per la ciaspolata poco faticosa (eccetto per quelli che si sono alternati davanti al gruppo a battere la traccia) essendo stata effettuata tutta in discesa.

Soddisfazione soprattutto per i Direttori di gita e gli Accompagnatori di Alpinismo Giovanile, anche in ragione dei timori che avevano tormentato la vigilia e che ora potevano essere ri-classificati come "scampato pericolo".

A esperienza conclusa, non ci siamo fatti prendere da eccessiva euforia, ma siamo rimasti con i piedi per terra, anche perchè era bastata una semplice domanda (ma se fosse stato brutto tempo e avesse nevicato?) per darsi un'altrettanto semplice risposta: "L'esperienza dei due pullman è stata stimolante, ma per una gita invernale, con tutti i problemi che ne possono derivare, non è da ripetere. Un pullman di ciaspolatori da gestire basta e avanza...".