commenti al commento di Roberto Avanzini a "La fiducia"


Ho letto proprio ieri il commento al mio racconto da parte di Roberto Avanzini e
ho preso un po’ di tempo prima di rispondere perché ho analizzato bene quello che ha scritto. Il commento mi ha aiutato a riflettere di nuovo su uno sbaglio che ho commesso. In realtà uno dei miei grossi difetti è spesso la distrazione e l’episodio in questione non ha fatto altro che risaltare un mio difetto, ma allo stesso tempo mi ha permesso di capirlo e cercare così di migliorarlo.

Ti ringrazio anche per la solidarietà che mi hai dimostrato, chiaramente mi aiuta a risollevarmi, ma l’unico ad aver sbagliato sono stato io.  
(Francesco Cinti)

 

Ritengo che una risposta al commento di Roberto Avanzini al racconto “La fiducia” di Francesco Cinti, sia quantomeno doverosa da parte di quel “primo di cordata forse un po’ teso, per la sua reazione francamente eccessiva”.
Intanto i complimenti a Roberto per quella sua capacità di leggere ben oltre i contenuti del racconto, entrando nelle dinamiche psicologiche e comportamentali dei protagonisti, fino a coglierne sfumature e sentimenti. Per primo quel rapporto di amicizia che legava e lega tuttora i protagonisti del racconto ed ha fatto sì che nessuna situazione dovesse “rientrare velocemente” perché, di fatto, quella situazione non era mai “uscita”. Provo a spiegarmi.
La reazione (e il cazziatone) per il rinvio dimenticato non era “francamente eccessiva”, ma “volutamente eccessiva”.
Due i motivi: per sfortuna di Francesco quel rinvio era un bicuneo con cordone viola, caro ricordo di un amico scomparso giovanissimo, che porto sempre con me su ogni via e che posiziono immancabilmente, anche quando non è strettamente indispensabile, se non addirittura superfluo. Non avrei mai potuto lasciarlo là dov’era rimasto e proprio per questo è stato recuperato immediatamente, ripetendo la via, subito dopo essere scesi, da me e Marco, l’altro compagno (eravamo in tre quel giorno), nonostante piovesse e facesse abbastanza freddo (Via Ardizzon al Piccolo Lagazuoi – Falzarego).
Il secondo motivo era ugualmente importante, quello che ha dato origine alla reazione “volontariamente eccessiva”. Quando si arrampica assieme si fanno progetti di salite che vanno commisurate alle capacità tecniche della cordata, alla tenuta psicologica in certe situazioni ed in certi ambienti, al grado di affiatamento fra i componenti la cordata, la fiducia reciproca, appunto. Se non si vogliono rischiare sorprese, ovvero si vuole uscire dalle solite viette a mezz’ora dall’auto, quelle in ambiente tranquillo, se non “addomesticate” da una buona dose di spit luccicanti, bisogna alzare il proprio livello di attenzione e le proprie capacità di concentrazione e non inseguire “ le nuvole nere che si muovono in cielo come galeoni spagnoli”. Noi avevamo fatto più volte questo discorso, ma i comportamenti di Francesco (che già è un distratto di natura) non erano stati conseguenti, da qui il significato della mia reazione.
Il racconto “La fiducia”, per me, è stato “la risposta”, positiva e ragionata, a quel mio cazziatone; la presa di coscienza importante di un difetto da correggere. Ora, quando arrampichiamo ancora assieme, forse Francesco è un po’ meno rilassato ed io, certamente, più tranquillo e fiducioso; sicuramente, entrambi, in grande amicizia. 
(Gabriele Villa)