Cronache da Malga Sorgazza (Anno
secondo)
di
Gabriele Villa
Ore sette e quaranta di
un giovedì di giugno.
Abbasso i vetri elettrici delle portiere anteriori e poi giro la chiave
nel cruscotto dell’auto; il motore smette di brontolare, mentre l’aria
fresca della Val Malene si espande nell’abitacolo.
Giro la manopola del sedile fino a reclinarlo completamente, mi stendo e,
dopo aver tolto le scarpe, allungo i piedi sulla plancia, ascoltando
l’aria fresca lambirmi il volto e le braccia.
Intorno è silenzio, si sente qualche cinguettio e i rumori smorzati dei
campanacci delle mucche che sono ritornate a pascolare nei prati attorno
al laghetto dell’Enel, nelle vicinanze di Malga Sorgazza.
Dall’interno della costruzione non arriva alcun rumore, segno che Mauri
e Carla hanno fatto tardi ieri sera, probabilmente con qualche ospite che
si è trattenuto oltre l’ora canonica; del resto non avendo telefonato
per annunciare il mio arrivo, non sono atteso. Quando
riapro gli occhi, dopo avere sentito una porta sbattere, l’orologio
segna le otto e quaranta: ho dormito un’ora esatta e mi sento
ritemprato.
Dopo i saluti ci sediamo su una delle panche sotto la tettoia, mentre
Carla porta in tavola un bricco di latte, caffè e biscotti. Le solite
cose di tutte le colazioni che però, lì in quel contesto, sembrano
assumere un sapore particolare.
Mauri m’informa delle novità: la strada appena asfaltata, che del resto
ho già scoperto piacevolmente, il ritorno delle mucche al pascolo e
relative contromisure per limitarne l’invadenza, la sistemazione del
ponte della Campagnassa ad opera del Servizio Forestale, che ha pure
sfalciato e sistemato il relativo sentiero che scende ripido in Val Malene
dal rifugio Ottone Brentari, dopo un lungo percorso in cresta.
Dopo oltre un anno “dall’insediamento” di Maurizio e Carla, qui in
Sorgazza, percepisco un’aria diversa: direi che al senso di avventurosa
incertezza dei primi mesi si è sostituito uno spirito consapevole, di
soddisfatta tranquillità.
Del resto, la clientela si è consolidata, la malga è attrezzata con
quanto occorre ad ogni evenienza, dalle tettoie davanti e sul retro, alla
macchina spaccalegna, al mini pollaio vicino al bagno, alla pila di legna
che gira tutt’intorno ai muri perimetrali della costruzione.
Per quest’estate, a differenza di quella scorsa, fare legna non sarà
l’assillo principale, piuttosto un passatempo a cui introdurre qualche
ospite arrivato in malga con buona volontà, come il sottoscritto, ad
esempio. Quando parto dalla
città ho sempre con me l’occorrente per un’escursione, ma anche gli
abiti del boscaiolo: del resto preferisco faticare per rendermi utile,
piuttosto che farlo per solo piacere personale.
Così finiamo nel bosco, là dove il Servizio Forestale ha abbattuto le
piante necessarie a realizzare il ponte della Campagnassa, per recuperare
il legname che non è stato utilizzato nell’opera.
Mauri lavora di motosega, io di “zapìn” (una specie di rostro
con tanto di manico, che serve ad arpionare i tronchi e poterli trascinare
più agevolmente) e di roncola.
In un paio d’ore prepariamo e carichiamo sei quintali di legna che lo
“Scudiello” trasporta in Sorgazza e noi impiliamo su di un bancale.
Carla intanto ha preparato una buona pastasciutta e un secondo a base di
carne salada e insalata mista; a concludere uno squisito formaggio
di malga.
Divoriamo il tutto, molto di gusto, sotto l’ombra fresca della tettoia.
La giornata scorre tranquilla, c’è il tempo per un sonnellino
pomeridiano in auto, complice qualche nuvola che ha rinfrescato l’aria
e, a seguire, un round di macchina spaccalegna. Siccome
non è bello lasciare le cose a metà, sminuzziamo tutti i sei quintali di
legna raccolti, io alla spaccalegna e Mauri alla carriola e ad impilare.
Intanto le nuvole si sono consolidate e comincia a piovere, poi a
grandinare, e si conclude con un acquazzone in piena regola. Due
escursionisti tedeschi, marito e moglie, hanno fatto appena in tempo a
riparare sotto la tettoia ed ora sono all’interno seduti a tavola. Carla
ha preparato loro un piattone di polenta e funghi da far venire
l’acquolina in bocca, ma per me è tempo di rientrare nel caldo della
città, a cui sono sfuggito per poche ore.
Dopo i saluti, mi fermo un attimo davanti alla lavagnetta nera, per
rileggere le rime scritte da Maria Grazia, la moglie di Doro,
l’Istruttore tagliaboschi che, con i loro due figlioli, sono diventati
fra i migliori amici di Maurizio e Carla.
“Una famiglia di artisti” dice Mauri, con una certa
ammirazione.
Probabilmente, a modo loro, lo sono veramente.
Quando in Sorgazza arriva
l’estate
avete
la scelta per nuove vacanze
o spiagge affollate e città desolate
o
qui fra i monti, i boschi, le manze…
Se preferite la seconda opzione
lasciate
lì tutto, dovete affrettarvi.
Venite qui in malga, senza un’esitazione
e
troverete Carla e Mauri, ad aspettarvi!
Decisamente un buon
consiglio. E pure in rima.
Io, oggi, l’ho seguito e torno a casa tranquillo e soddisfatto.
Gabriele
Villa
Ferrara,
23 giugno 2005 |