Alp Wars: "Lo sforzo era con noi"
Ovvero ... una missione sotto copertura al Piz Gradino
di Leonardo Caselli
Nel solito posto, il solito giorno, alla solita ora.
Questa volta la nostra sarebbe stata una missione in incognito, una
missione sotto copertura.
Per ovvie ragioni di sicurezza i nomi dei Cavalieri Jedi partecipanti
alla missione, non potranno essere rivelati.
Le spie dell'impero sono ovunque.
La missione consisteva nell'evitare che le spie dell'impero si
infiltrassero, cercando di sabotarla, nella spedizione galattica
organizzata dal Senato della Repubblica sul remoto pianeta Piz Gradino.
All'imbarco sulla grande astronave che ci portò, alla velocità della
luce del mio accendino scarico verso la meta, cercai di individuare tra
i partecipanti alla spedizione, quali potevano essere i sabotatori
inviati dall'impero.
Vidi un signore con già ai piedi un paio di pesanti scarponi, ovviamente
rossi e uno zaino gigantesco, con appesa una delle piccozze che usarono
Compagnoni e Lacedelli durante la prima scalata del K2 nel 1954.
Egoisticamente pensai: "Vesciche già prenotate, speriamo che non sia
in cordata con me, sicuramente è uno dei sabotatori dell'impero".
In quel momento arrivò la ferale notizia.
Uno dei capi spedizione chiamato per l'occasione "il Verruca" aveva
ceduto, non ce l'aveva fatta.
"Accidenti, il primo sabotaggio delle spie imperiali".
Il viaggio trascorse tranquillo, anche se per viaggi del genere è
consigliabile l'ibernazione.
Arrivati al grande porto spaziale e parcheggiata la grande astronave,
subimmo subito il primo attacco da parte delle forze imperiali. Fu un
attacco g-astronomico a colpi di pizzoccheri della Valtellina.
Fortunatamente questo attacco non fece molte vittime essendo la maggior
parte dei partecipanti sufficientemente pronto ad affrontarlo.
Cominciarono quindi i preparativi per la salita che ci avrebbe portato
ai rifugi dove avremo pernottato.
Indeciso se affrontare il sentiero con i miei scarponi (ovviamente
rossi) o con le scarpette da avvicinamento, decisi di lasciarmi
consigliare dall'affascinante panorama che avevo di fronte. La scelta fu
per le scarpette.
Cercando sempre di individuare qualche spia imperiale, ad un certo punto
vidi un signore con gli scarponi ovviamente rossi che si apprestava ad
affrontare la salita a torso nudo, con un asciugamano sulle spalle.
Essendo ormai sicuro che sarebbe stato in cordata con me, gli chiesi
dove era la doccia ed iniziai a salire.
Il caldo infernale, qualche pizzocchero non digerito e probabilmente
anche il fatto che qualcuno era più allenato a mangiare i pizzoccheri
che a salire per sentieri, iniziarono a mietere qualche vittima.
Continuando a salire, il panorama iniziava ad essere sempre più
affascinante.
Arrivati nei pressi della diga sottostante il rifugio Zoja, il panorama
era di una bellezza tale che nei miei pensieri nacque questa
esclamazione "Porca troia che bella diga".
Arrivammo al rifugio Zoja dove avrebbe pernottato una parte della
comitiva, quella culinario-escursionistica e durante la pausa si aprì
una interessante discussione sul colore degli scarponi da alpinismo, che
devono ovviamente essere rossi, ma possono essere di modelli diversi, e
sul fatto che le guide alpine oltre che avere gli scarponi rossi,
abbiano sicuramente anche il "rinvio" lungo.
Il gruppo che avrebbe tentato la salita al Piz Gradino proseguì verso il
rifugio Cristina.
Il capo spedizione mi diede il compito di "chiudere la fila".
Arrivati al rifugio Cristina bevemmo la solita birra, poi il capo
spedizione ci informò sul menù della cena:
Primo: pasta asciutta o minestrone.
Secondo: fesa di tacchino o fesa di tacchino.
Contorno: purè, molto purè, troppo purè. A me fa schifo il purè.
Fortunatamente dopo un po' saltarono fuori anche salumi e formaggi.
Il dopo cena trascorse tra prove e regolazioni dei ramponi e qualche
ripasso dei nodi da eseguire il giorno dopo.
Ad insegnare i nodi, anche un maestro d'eccezione, del quale per ovvi
motivi di sicurezza non posso fare il nome, però posso darvi un indizio,
inizia per B e finisce per B.
Il tramonto offriva un panorama da togliere il fiato, cosa di cui non ho
assolutamente bisogno in quanto le sigarette fanno già un buon lavoro.
Alla solita ora ci ritirammo nell'insolito letto di rifugio. Insolito
perché già fatto e con tanto di lenzuola.
La giornata tutto sommato era trascorsa tranquillamente.
Delle spie dell'impero nessuna traccia, ma strani rumori intestinali
provenienti dalle brande superiori, lasciavano presagire che quella
successiva sarebbe stata sicuramente una giornata di merda.
Il giorno dopo, la solita sveglia alla solita ora, la solita colazione.
Per fortuna senza fesa di tacchino e purè.
Anche un signore con gli scarponi ovviamente rossi e un asciugamano
sulle spalle partiva con noi.
La salita iniziava con un ripido tratto di sentiero che avrebbe messo a
dura prova il mio fiato già minato dalle troppe sigarette e
dall'affascinante panorama del primo mattino.
Raggiunta la morena del ghiacciaio, iniziò la vestizione delle
imbragature.
Qui ci rendemmo conto del primo sabotaggio subito da parte delle spie
dell'impero.
Ad uno dei partecipanti durante la notte era stata sostituita la parte
bassa dell'imbrago combinato, con quella alta e di conseguenza, per
ovvie ragioni di sicurezza non poté affrontare la salita.
Risalita la morena fino ad arrivare alle pendici del ghiacciaio ci
legammo in cordata.
La maggior parte dei capicordata partecipanti alla spedizione era alle
prime armi, anche se tutti avevano già frequentato i corsi della grande
scuola imperiale.
Consapevoli di questo. Cioè consapevoli che avevano frequentato i corsi
della grande scuola imperiale, preferimmo preventivamente fare loro una
lez... no, non si può dire, un pò di didat.... no, neanche così va bene.
Insomma, una riunione preventiva su come ci si lega in cordata su
ghiacciaio.
Il venerabile Maestro Yoda avrebbe detto:
"Una lezione fantasma
questa è".
Roba di altri mondi.
Come già detto, in cordata con me c'era quel signore con gli scarponi
rossi che fortunatamente aveva sostituito l'asciugamano sulle spalle con
una più appropriata camicia a maniche lunghe. Anche perché andando a
torso nudo su ghiacciaio, si prendono dei colpi di freddo che possono
provocare forti disturbi intestinali.
Mi colpirono particolarmente i suoi ramponi, anche loro in stile prima
salita al K2.
Perfettamente intonati con la piccozza.
La salita del ghiacciaio non presentò particolari problemi ed in breve
tempo arrivammo quasi ai piedi del salto roccioso che porta alla cresta
rocciosa che porta alla cima rocciosa che non porta più da nessuna
parte.
Qui iniziarono a manifestarsi i più pesanti effetti dei sabotaggi
eseguiti dalle spie imperiali.
La prima cordata si apprestava a risalire il breve tratto roccioso, e
indecisi se salirlo ancora legati in cordata, o stendendo una corda
fissa, alla fine decisero per una via di mezzo.
Una cordata fissa, cioè erano fissi su quella paretina rocciosa e non si
schiodavano più di li.
Passato un abbondante quarto d'ora trascorso a guardare il panorama e a
seguire l'evoluzione dei fatti, vidi che alla fine, dalla cordata fissa
si era passati alla corda semi-fissa, cioè se cadi nel tratto che è
stato fissato sei fortunato, altrimenti cadi e basta.
Proprio in questo momento di gioia e felicità che avrebbe sicuramente
commosso il venerabile maestro Yoda, sentii una specie di lamento
soffocato alle mie spalle.
Mi girai per vedere cosa stesse succedendo, ma non sentii più nulla.
Dopo pochi secondi di nuovo lo stesso lamento che a parole scritte è
difficilmente riproducibile.
Una specie di "aaaarrggghh" molto prolungato.
Mi rigirai e vidi che il lamento proveniva da uno dei miei compagni di
cordata, indovinate quale.
Ovviamente quello con gli scarponi ovviamente rossi.
Il mio primo pensiero, essendo quest'ultimo un signore già di una certa
età, fu più o meno questo:
"Accipicchia, questo mi sta crepando di infarto". (La prima
parola non era proprio accipicchia)
Immediatamente gli chiesi se andava tutto bene.
La risposta che ne seguì fu: "...m..iii ..scappaaa da cagaa....reee,
aaaarrggghh".
Non sapendo ancora cosa mi riservava il futuro, la sua risposta mi
tranquillizzò.
Tutto sommato, è meglio farsela addosso che crepare di infarto
Gli consigliai di aspettare la salita delle persone dietro di noi per
poi appartarsi nei pressi di un grosso masso poco distante. I minuti
successivi vennero trascorsi nella disperata ricerca di un po' di carta
di qualsiasi tipo, il cui utilizzo divenne ben presto noto a tutti
quanti.
Continuai ad osservare l'evolversi della situazione e mi resi conto che
la forza non era con noi.
In circa mezzora solo cinque o sei persone avevano superato il tratto
roccioso che ci separava dalla cresta.
In quel momento, all'improvviso, senza alcuna segnalazione "sonora"
preliminare, tutti i presenti si resero immediatamente conto di quale
sarebbe stato l'uso della carta.
Una puzza incredibile, un tanfo mefitico, un fetore impressionante, un
miasma venefico, insomma una gran puzza di merda impestava l'aria.
Immediatamente pensai; "L'esercito imperiale ci sta attaccando con i
gas".
Mi voltai cercando di estrarre la mia spada laser e mi accorsi che
l'esercito imperiale non c'entrava nulla.
La colpa era di un signore con gli scarponi ovviamente rossi che stava
tranquillamente cagando a due passi da me, senza evidentemente seguire
il mio consiglio di appartarsi dietro il sasso.
Inutile dire che le esalazioni provocarono nei presenti reazioni che
andarono dall'immediata ed improvvisa inappetenza, ai conati di vomito,
fino alle visioni mistiche con apparizioni di ogni tipo.
I più raccontano dell'apparizione del malvagio Signore dei Sith che,
risalendo da un crepaccio, li ammoniva dicendo:
"Lo avevo detto io che queste spedizioni sono una gran cagata".
Strana apparizione. E' impossibile che il malvagio Signore dei Sith
possa cadere in un crepaccio.
Ad altri apparve il venerabile Maestro Yoda che diceva: "Molto
incerto ed oscuro e anche un po' di merda il futuro è".
Alcuni raccontano anche dell'apparizione di uno strano "monolito" pieno
di tetti e strapiombi, con strani esseri che vi arrampicavano sopra
senza mai fermarsi. Pare che fossero i ribelli di Moon Tecchio una
remota luna in un lontano sistema solare. Gente che con le loro missioni
ha dato parecchio filo da torcere all'esercito imperiale.
Dopo avere finalmente ripreso il possesso delle mie facoltà mentali,
vidi che il prodotto di questa "defecatio" ad alta quota, se fosse stato
fatto sulla cima del Piz Gradino, avrebbe sicuramente comportato il
ricalcolo immediato dell'altezza totale del monte.
Essendo ormai definito che la giornata era di merda, cercai di
riconcentrarmi su quanto stava avvenendo sul tratto roccioso, costatando
che la forza non era proprio con noi, ma lo sforzo purtroppo si.
A distanza guardai nelle palle degli occhi il capo spedizione e con un
inequivocabile gesto venne decisa la rinuncia alla vetta, sicché mi
avvicinai alla base della parete rocciosa per aiutare i pochi che erano
saliti a scendere.
Arrivato alla base della parete, alcune persone stavano già scendendo
per la corda semi-fissa, quando all'improvviso una ragazza scivolò e
cadde a pochi metri da me dando una gran culata sul ghiaione.
Non era stata fortunata. Tratto di corda semi-fisso.
Se ci fosse stato Bibò avrebbe sicuramente detto: "Ue, mo qua piove
della gnocca".
Fortunatamente la massima conseguenza fu solo un grosso livido sul fondo
schiena che ovviamente nessuno poté vedere di persona. Radunata la
truppa, con ancora la puzza di merda sotto il naso, ci incamminammo
sulla via del ritorno e ritornati al punto in cui ci eravamo legati, ci
slegammo.
Come concordato con il capo spedizione, io chiudevo la fila.
Non sapendo ancora una volta cosa mi riservava il futuro, lo ringraziai
per la fiducia.
Quando finalmente partì l'ultimo dei partecipanti che non aveva gli
scarponi rossi, ma aveva i bastoncini da trekking, anche noi ci
incamminammo sulla morena del ghiacciaio che alternava tratti di
sfasciumi pericolanti a brevi, ma infidi tratti di neve e ghiaccio.
Dopo qualche passo, il lato oscuro della forza si impadronì della mente
di quel signore con i bastoncini, che iniziò a correre come un pazzo
rischiando più volte di cadere. Molti gli gridarono inutilmente da
lontano di fermarsi, ma la sua mente era ormai completamente offuscata
dal lato oscuro.
A quel punto il capo spedizione si mise in contatto telepatico via radio
con me e mi disse di fermarlo.
Io avevo già iniziato la rincorsa di questo personaggio che, la censura
e il rischio di una denuncia per diffamazione, mi impongono di non
definire come realmente meriterebbe. Anche i miei richiami furono del
tutto inutili e pure io durante questa folle rincorsa rischiai di
scivolare.
Mi ritornarono allora alla mente i preziosi insegnamenti del venerabile
maestro Yoda, dei quali ebbi un esempio pratico durante una analoga
missione sul Carè Alto, dove ancora oggi probabilmente risuona l'eco
delle sue parole.
Raggiunsi finalmente quell'essere che vagava come impazzito sulla
morena, lo presi delicatamente sotto braccio e ricorrendo alla mia
conoscenza dell'uso della forza, gli spiegai con dolci e pacate parole
che probabilmente vennero udite anche a Sondrio, quanto fosse
consigliabile per lui fermarsi e seguire i miei passi, fino a quando non
fossimo arrivati su terreno più sicuro. Le mie amorevoli parole lo
convinsero immediatamente, e con la mente ormai libera dal lato oscuro
si fece scortare fino a raggiungere il resto del gruppo.
Una volta ricongiunti, il Cavaliere Jedi che chiudeva con me la fila
disse che per lo spavento le tremavano perfino le gambe. Io le dissi che
le gambe non mi tremavano, però in compenso mi girava qualcosa d'altro.
Un paio di sigarette contribuirono ad allentare il clima di tensione.
Riprendemmo in discesa il sentiero che ci avrebbe riportato al rifugio
Cristina.
Il sempre affascinante panorama mi fece presto dimenticare gli
spiacevoli episodi da poco avvenuti.
Raggiunto il rifugio ci attendeva la consueta birra, poi l'interminabile
discesa per raggiungere l'astronave che ci avrebbe riportati a casa.
La discesa prevedeva decine di chilometri di sentiero ed una quantità
indefinita di chilometri di strada asfaltata.
C'era chi diceva quattro, chi quaranta. A qualcuno che indossava gli
scarponi ovviamente rossi fin dalla partenza il giorno prima, saranno
sembrati almeno quattrocento.
Come previsto, qualche vescica cominciava a farsi sentire rallentandone
notevolmente il passo.
Restammo quindi ultimi, io e il signore con gli scarponi ovviamente
rossi ed i piedi pieni di vesciche.
Ci accompagnava anche una caviglia gonfia.
Anche durante la discesa i sabotatori dell'impero tentarono di
attaccarci cercando prima, di ipnotizzarci con la strana storia di una
bottiglia d'acqua, poi tentandoci con le fragoline di bosco lungo il
bordo della strada, sicuramente avvelenate. Riuscimmo miracolosamente a
sfuggire al sonno ipnotico e raggiungemmo per ultimi l'astronave.
Il viaggio di ritorno si svolse come al solito in questi casi alla
velocità della luce dei fari delle macchine in coda davanti a noi. Ci
furono persone che per ingannare il tempo tentarono il suicidio
avvicinando il viso ad un paio di scarponi (ovviamente rossi).
In uno di questi momenti di delirio collettivo, al mio compagno di
cordata (quello con gli scarponi rossi) che è anche medico, finalmente
"libero" da pesi inutili, venne la bella ed originale idea di
consigliarmi di smettere di fumare.
Lo ringraziai per il consiglio e gli dissi che ci avevo già pensato
anche io (almeno una volta al giorno da venti anni a questa parte).
Insomma il resoconto finale di questa missione non si può proprio dire
positivo.
I sabotatori dell'impero, con metodi subdoli e oscuri ed anche un po'
puzzolenti, riuscirono a non farci arrivare in cima.
Ma come direbbe il grande Maestro Yoda: "Meglio in cima non arrivare,
se il rischio c'è di una merda pestare".
Che la forza sia con voi (e non lo sforzo).
Questa è ovviamente una storia di pura fantasia.
Ogni riferimento a cose o persone, scarponi ovviamente rossi,
apparizioni di misteriosi personaggi, affascinanti panorami e bastoncini
da trekking è puramente casuale.
PS:
Se avete un paio di scarponi rossi, cambiateli con un paio di colore
diverso.
Se incontrate un signore che corre come un pazzo sulla morena di un
ghiacciaio, sparategli.
Se non siete armati, lasciatelo correre. Prima o poi farà tutto da solo.
Se pensate di salire sul Piz Gradino state attenti a dove mettete i
piedi.
Guay Col Fum
Piz Gradino, estate 2006
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