Bibì & Bibò
e il Corso Fantasma
di
Angelo Bolognesi e Michele Pifferi
Eterno Ritorno.
Eludendo qualsiasi tipo di ostacolo potesse frapporsi fra Esso e la
Leggenda, il Corso Fantasma si è ripresentato all’appuntamento con la
Storia, affascinante e certo come la Morte.
Ha dribblato sapientemente le ultime difficoltà logistiche e, finalmente,
ci è apparso in tutta la sua seducente ed ammiccante
attrattiva. Come a un cassonetto con le ciglia finte, non gli
abbiamo potuto resistere.
Alcuni cenni storico-letterari, ci aiuteranno a comprendere meglio la
valenza del C.F.
Già dalla Preistoria, abbiamo notizie, seppur frammentarie, di questo
leggendario Corso e del suo Conduttore che non nomineremo, obbedienti al
Secondo Comandamento.
In una stele rinvenuta sul Monte Ararat, è raffigurato un ominide, tale
Ghabrhù Vhillhù, il primo ad usare la corda di porfido, attorniato da un
grande numero di Dinosauri con il caschetto.
Era il 1° Corso. Un’immagine commovente, giunta fino a noi dalla notte
dei tempi.
Pare, dai più recenti studi paleontologici, esserci una qualche attinenza
tra la partecipazione al Corso da parte dei Grandi Rettili e la loro
repentina scomparsa dal Pianeta.
Evocato durante una seduta spiritica a Piz Boè, il Capo, discendente
diretto dell’ominide, si è avvalso della facoltà di non rispondere. In
seguito, Erodoto, Tucidide, Senofonte, Paolo Diacono, ne hanno segnalato le periodiche ricomparse nel corso dei
secoli.
Nelle più recenti interpretazioni dell’ ”Edipo re” (anche lui un
corsista), si ritiene che, quando egli si rivolse alla Sfinge, questa la
stesse facendo su a spire larghe. Omero,
dal canto suo, cita precisamente il nodo con cui Ulisse (un corsista) si
fece legare all’albero maestro
della sua nave per resistere al canto delle sirene: “…e
con bulino cubico legar si fè le membra tutte, al solido palo.”
Chi lo aveva legato, che continueremo a non nominare, stava invece
nuotando spedito, verso le sirene, annunciando il suo imminente approdo
con promesse ed inviti irriferibili.
Per concludere, venendo all’evo moderno, l’ultima comparsa del Corso
è avvenuta a Hiroshima.
Era l’agosto del 1945. In quell’occasione, il Capo volle ingoiare due
pedane di fagioli borlotti, prima di
un passaggio 9+. Le conseguenze sono note a tutti.
Ed ora, la storia siamo noi.
Alle 8 del mattino del 26 marzo del 2006 dopo Cristo, abbiamo capito cosa
deve aver provato Noè quando radunò
tutte le speci animali nell'Arca.
Il sotterraneo tam-tam proveniente dalla Cripta di IV Novembre, dove il
Capo di Tutti i Corsi riposa, si era
irradiato ai quattro punti cardinali. E, davanti ai nostri occhi, ne
vedevamo i frutti.
Carovane di genti, da ogni dove, sono giunte con le loro povere cose,
all'appuntamento.
Come guidati da un’invisibile cometa. Unici assenti giustificati, i Re
Magi.
Circassi nerboruti, tzigani malinconici, interisti suicidi, yeti inurbati,
dame di corte e transessuali, ciellini
e bolscevichi, crittogame e fanerogame, cip e ciop e per finire, un Trio
Pirenaico di allevatori di tenie: "Los magnones ".
Fippo, Sippo e Yuppo.
La Babilonia di lingue, usi e costumi, si è poi trasferita, con armenti e
masserizie in località "i Sassi",
accattivante angolo di mondo dall'aspetto vagamente biblico, nel quale non
ci saremmo stupiti di trovare Abramo
che, fornito di una simpatica roncola, rincorreva allegramente Isacco.
Niente Dei dispettosi, nessuna pioggia obliqua. Il ministro dei Nembi e
dei Fulmini per una volta se n'era andato in vacanza con tutti i ricordi
bagnati. Il sole indugiava galleggiando nell'orzata.
Scaricati i bilici contenenti parte dell'attrezzatura, grazie all'aiuto di
un muletto cui, al termine delle operazioni,
si è fuso il motore, hanno potuto avere inizio le esercitazioni.
I corsisti, tenuti faticosamente a freno nei loro viscerali entusiasmi,
sono stati preceduti sul luogo, da
una dozzina di Orsetti Lavatori e di Mandragole Giardiniere che, calandosi
dall’alto e alternando passi in
opposizione a potature di tamerici, semine di calendule a sradicamenti di
sequoie secolari, coltivazioni di
cipolle all’uso del Napalm hanno reso “i Sassi” guardabili solo con
i sistemi comunemente adottati per
osservare le eclissi di sole.
I partecipanti sono allora dilagati, cominciando
a contorcersi come ballerine balinesi.
Un formicaio, al nostro confronto, ci avrebbe trasmesso un infinito senso
di solitudine.
Ovunque si volgesse lo sguardo, umani o quasi che arrampicavano. I più
arditi, in anestesia totale, salivano
sulle acacie. Dopo sole 4 ore dal
nostro arrivo, alla presenza delle Autorità locali e del coro della
S.A.T. è stata posata una corda
fissa. Dopo rinfresco, balli e cori, si è assistito ad una entusiastica
esplosione di liane, avvolgibili, paranchi, montacarichi, moschettoni,
moschetti, moschettieri, caschi, dadi,
rinvii e quant'altro, in un rutilante susseguirsi di salite e discese. Un
vigile C.A.I. dirigeva il traffico, supportato da due semafori tirolesi in
gore-tex sostenuti da un mezzo Poldo. Noi che vi scriviamo, eravamo
impegnati, in completo assetto da arrampicata su
ghiaccio, in una gara a chi piscia più lontano. Un bel momento.
Tra le tante ascensioni, è stata effettuata anche la prima stagionale, di
giorno pari, mattutina, a digiuno, in
completo caki, fumando, e senza vento tra S.Vittore e Caianello di una
parete di 5 metri e 80 centimetri dal
sapore fruttato, tirata a cera. Ai
vincitori è stato consegnato il Premio San Patrignano. Il
record precedente apparteneva a Maldini.
Per festeggiare, è stata indetta una gara di rutti. Hanno trionfato le
dame di corte, che hanno ruttato
“Quando saremo fòra fòra della Valsugana “. Presto sarà disponibile
come suoneria per i cellulari.
Il Trio Pirenaico " Los Magnones ", individuato uno spigolo
sottile come una lama, vi si è lanciato
all'assalto aprendo una nuova via: la "Lama Triciana".
Sulla cima, per festeggiare, istigati dal loro pusher di digestivo
Antonetto, hanno cercato di masterizzare
un maiale.
Più in basso, alla presenza del Ministro Guardasigilli, una commissione
composta da un Ingegnere Civile, un
Chirurgo Plastico, due Astronauti gemelli eterozigoti, un Ergastolano di
quattro anni, un Pranoterapeuta, un
Mezzo Barcaiolo e due Guardie Svizzere, è stata approntata una sosta con
un friend da 1 Kg e due dadini che fino a dieci minuti prima venivano
usati come gabbie per conigli. La sosta è stata in grado di reggere la
caduta di due Buoi Muschiati Omosessuali, lanciati nel vuoto durante
l’accoppiamento.
Non distante, all’interno di una nicchia, in un anfratto roccioso, stava
Santa Bea dei Cordini.
Ai numerosi fedeli ai suoi piedi, la Santa ha rivelato come fare l’asola
di bloccaggio con l’arcata dentale
inferiore, mentre si sta lavorando una maglia all’uncinetto. Nell’aria,
le note di “Volare “. Canta Domenico Modugno. Dirige l’orchestra
Gornj Kramer. In molti hanno gridato al miracolo. La Chiesa, non si
sbilancia.
Nel finale pirotecnico, abbiamo assistito, con la bocca spalancata dalla
meraviglia, ad un tentativo di discesa in “moulinette”. L'alpinista,
forse avvezzo all'uso di questo tipo di discesa durante le sue tanto
sporadiche quanto notturne uscite dalla casa circondariale che
lo ospita suo malgrado, non sapeva di essere osservato da occhi critici ed
esterefatti. Difatti, il regolare,
soave e piacevole sfregamento della corda sullo spigolo vivo, pari solo a
quello prodotto da una sega da legno sui nervi, ha indotto nella mente del
Gran Capo Cerimoniere in estasi contemplativa,
una reazione pari a quella che viene solitamente riservata a chi scoreggia
in chiesa.
Egli, ad espiazione della tremenda colpa, ha infatti intimato al
malcapitato alpinista, di radersi le
natiche qualora dovesse rinnovare la carta d'identità. Il tutto,
naturalmente, detto con parole sue.
Il finale, come nella tradizione del corso, ha visto i superstiti
cimentarsi in struggenti litanie Danubiane e nell'immancabile "Schiaffo del soldato" eseguito, naturalmente, sull’orlo di un
precipizio.
Un pensiero commosso a quanti non avrebbero fatto ritorno a casa, ha
concluso la lieta giornata.
Scendendo verso il parcheggio, sotto un cespuglio munito di parabola,
abbiamo rinvenuto una diafana creatura.
Questa ripeteva solo due parole, continuamente: “ palo “ e “cuccagna
“.
Era quel che restava di un alpinista fuggito dalla leggendaria spedizione
a The Holo.
Ci ha guardati in faccia e, riconoscendoci, inorridito, ha operato uno
scatto degno di un vigile dopato alla vista di
un auto in sosta vietata, lasciando sul posto scarpe, capelli e dentiera.
Infine, dopo aver cercato invano di inseguirlo, avendo egli battuto il
record mondiale dei 3000 siepi, affaticati
ma felici, abbiamo ripreso la strada verso la pianura. Tutti, tranne il
Trio “Los Magnones”.
Questi, in seguito ad un crollo tanto repentino quanto verticale degli
zuccheri, hanno dirottato un furgone di piadine e sono partiti
all’assalto delle cantine dei casolari limitrofi, come Unni isterici.
Aspettando la prossima, che dire…? Una bella gita! Vamo là!
Bibì & Bibò
Ferrara, aprile 2006
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