La promessa
di Gaetano Soriani
L’estate scorsa mi trovavo in Cadore per alcuni giorni di vacanza a metà
luglio quando nel tardo pomeriggio di una giornata bellissima e luminosa
decisi di andare a fare due passi nel bosco dietro casa.
Mentre mi accingevo a lasciare le ultime case del paese il campanile
della chiesa suonava le diciannove.
E’ questo per me il momento più bello della giornata in cui gli uccelli
si rincorrono nel cielo e la luce assume toni più caldi e quasi dorati.
Poco fuori del paese, dopo la vecchia fontana con il lavatoio in pietra,
incontrai una coppia di anziani del posto.
Camminavano lentamente, lei, con il tipico fazzoletto scuro legato
perennemente in testa, si appoggiava ad un bastone mentre con l’altra
mano si appoggiava al braccio del suo uomo.
Lui un po’ curvo teneva in mano una cesta piena di insalata.
Probabilmente erano andati nel vicino orto a prendere un po’ di verdura
per la cena.
Li salutai con un “sera” e loro mi risposero con il tipico saluto
cadorino “sanni”.
Rimasi un po’ a guardarli mentre scendevano piano piano verso casa.
Poco dopo prima di inoltrarmi nella ripida strada sterrata che sale nel
bosco feci un secondo incontro.
Questa volta erano tre suore, come spesso si incontrano durante il
periodo estivo, tutte vestite di bianco con le scarpe da ginnastica
bianche che facevano la passeggiata serale.
A questo punto mi sorse spontanea una riflessione: era bello sapere che
in un mondo che sembra aver perso ogni punto di riferimento, in un mondo
in cui non si è più sicuri di nulla neanche dell’amore di una madre per
il proprio figlio, in un mondo in cui vale solo il profitto e la parola
data conta meno di niente, era bello sapere che in un mondo come questo
due persone, in virtù di una promessa fatta da giovani tanti anni fa di
amarsi e rispettarsi, erano ancora insieme a dispetto di tutto e di
tutti.
Quelle due persone, prima ancora di sancire ufficialmente il proprio
impegno di fronte a Dio e agli uomini si erano fatte una promessa,
avevano fatto un patto magari in una sera come questa in cui i monti
cominciavano a tingersi di rosa e gli uccelli si rincorrevano felici
nell’aria tersa.
Chissà quante tribolazioni avevano dovuto passare: una volta ci si
fidanzava presto, lui avrà dovuto partire per il servizio militare e lei
lo ha aspettato. Poi c’è stata la guerra di mezzo, altre tribolazioni,
lutti, miseria.
Eppure, in virtù di quella promessa, questa sera camminavano ancora
insieme nell’ora più bella della giornata.
E che dire della suorine in vacanza, anche loro in virtù di una promessa
hanno rinunciato a diventare madri ed hanno offerto la propria vita, la
propria verginità ad uno Sposo esigente che è partito per un lungo
viaggio ma che ha promesso di tornare e ha raccomandato loro “di
aspettarlo con le lucerne accese” e loro fiduciose vivono in preghiera
nell’attesa di quel ritorno.
Ma gli incontri non erano finiti: appena imboccata la strada sterrata
che si inoltra nel bosco fra vecchi fienili e cataste di tronchi di
abete, una femmina di cervo uscì da un cespuglio saltando velocemente
sull’altro lato della strada ma invece di scappare alla mia presenza
stava ferma con il corpo proteso in avanti e la testa girata verso di me
con i grandi occhi neri e le narici dilatate.
Non riuscivo a capire come mai non fuggisse visto che mi stavo
avvicinando ed ero oramai a pochi metri di distanza, quando sulla mia
destra seminascosto da un cespuglio vidi il suo cucciolo, un piccolo
cerbiatto che come Bambi stava malfermo sulle zampe tremando di paura e
guardava verso la madre che non lo perdeva di vista.
Solo allora capii, la femmina non si era accorta della mia presenza ed
aveva attraversato la strada ma il cucciolo più lento non era riuscito a
passare ed era rimasto indietro.
Per risolvere quel piccolo “dramma familiare” mi ritrassi di qualche
passo e rimasi immobile dietro un alto cespuglio di nocciolo ad
osservare l’evolversi della situazione.
Solo dopo qualche minuto quando la cerbiatta non avvertì più nessun
pericolo fece un cenno con la testa e il cucciolo partì trotterellando e
si unì alla madre.
Con il passo veloce e il cuore leggero mi avviai felice verso casa.
I tre incontri mi avevano riappacificato con me stesso e con il mondo
intero.
Giunto in prossimità di casa mi giunse un intenso e invitante profumo di
minestrone di verdura, cosa desiderare di più?
Gaetano Soriani
Cento (FE), marzo 2010
Le foto che accompagnano
il testo sono di Walter De Cassan (Tramonto verso il Sasso Bianco)
e di C. Bernardi (Femmina di capriolo con piccolo, tratta da
www.catouno.it)
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