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di
Rita Vassalli
Perché mi sia scaturito questo desiderio di esternare il piacere provato nel leggere "Tone e le Streghe" ho provato a chiedermelo più volte, essendo io molto ritrosa nello scrivere commenti, anche se trattasi di apprezzamenti. Leggo
spesso i racconti che il sito Intraigiarùn manda in rete. In particolare
mi piacciono quelli che si distaccano da quella terminologia propria
dell’alpinismo, a volte molto tecnica, destinata ad un pubblico di
“addetti ai lavori” nei quali non mi riconosco. Ho trovato il racconto di una finezza rara. Pagine meravigliosamente semplici nelle quali riemergono ricordi e sensazioni indimenticabili. Con un linguaggio chiaro, ma al tempo stesso a volte ricercato, o forse purtroppo oramai quasi in disuso, l’autore riesce a catapultare il lettore nel suo ricordo. Esprime sentimenti con toni discreti e senza quasi voler rivelare nulla di nuovo, eppure ci fa sentire come nostre le sue sensazioni, i suoi pensieri, la sua commozione, le sue paure di fanciullo posto di fronte a misteri più grandi di lui. Un alone fiabesco circonda il tutto. Quasi
un’iniziazione quella del bambino che, prima del sopraggiungere
dell’adolescenza ne vede la realizzazione. Diciamo la
verità: per raccontare bene una fiaba o semplicemente storie di streghe,
ci vuole ben altro che la televisione o la luce elettrica accanto! Ci
vuole ”lo scoppiettio della legna sul fuoco… una fessura tra i
legni della baita per poter guardare all’esterno… pareti rocciose
baciate dalla Luna… magari ombre di orrende vecchie streghe che
ballano…”. Per
concludere posso solo aggiungere che alla vivezza della narrazione,
arricchita da descrizioni realizzate attraverso fresche immagini, si
unisce la profondità dei concetti e della verità morale che l’autore
riceve da questa sua “iniziazione” e che ben riesce a trasmettere. |