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Cima Presanella, 3558 metri. 

E' la massima altitudine inclusa interamente nell'entroterra trentino, dal cui vertice si ha la visuale di un largo panorama circolare soprattutto sul ripiano ghiacciato dell'Adamello e sui limitrofi gruppi dell'Ortles e di Brenta. 
Il nome Presanella, diminutivo di Presena è risalito alla cima dalla piccola presa d'acqua situata alla soglia di Val Stavèl. 

E' probabile che la cima sia stata raggiunta da Val Nardis da topografi anonimi nel rilevamento catastale del 1854, precedendo di dieci anni la prima salita alpinistica di Beachcroft, Freshfield, Walker con la Guida Devouassoud di Chamonix e il portatore Delpero di Vermiglio, il 25 agosto del 1864.

 


La luce dopo il monsone

di Francesco Pompoli

Dopo una serie monsonica di perturbazioni, particolarmente concentrate nei week-end, ma comunque ben distribuite nell’arco dei passati due mesi, ecco finalmente avvicinarsi un fine settimana di bel tempo che non possiamo farci sfuggire.

Partono e-mail a raffica, Alberto all’ultimo deve rinunciare e Christian perde il suo socio abituale, ci ritroviamo così noi due, sabato sera, davanti ad uno splendido tramonto sulla parete Nord della Presanella, in un rifugio zeppo di alpinisti che, come noi, avevano la stessa idea nel cassetto da un po’. 

La (bella) rifugista ci spiazza quando le chiediamo in quanti l’indomani faranno la Nord, arriva a contare 23 (!) persone sullo scivolo nord, 6 sulla Faustinelli (la vera Nord, per molti), e varie altre cordate su alcune goulottes e su Cima Vermiglio… e si tratta di conti parziali perché non tutti sono già arrivati al rifugio !

Chiediamo se è necessaria una prenotazione e quale sarà l’ordine di accesso alla parete, un po’ scherzando ed un po’ preoccupati per il groviglio nel quale rischiamo di trovarci il giorno dopo…

Ore 2:30, ci alziamo, veloce colazione, usciamo e vediamo già un certo numero di cordate in marcia sul ghiacciaio, una luce addirittura a metà parete (!).

Partiamo anticipando comunque una bella truppa, di buon passo risaliamo parecchie posizioni che poi perdiamo legandoci su ghiacciaio, visto che parecchi procedono allegramente senza corda.

Arrivati sotto la parete decidiamo per la via Faustinelli, più diretta alla vetta e leggermente meno frequentata. 

Davanti contiamo comunque almeno 7 persone, fortunatamente la parete è in condizioni fantastiche, pochissimo ghiaccio e tanta neve che significano scariche quasi nulle e tempi di salita contenuti. 

In effetti forse alla salita manca un po’ di pepe, si sale con pendenze omogenee in conserva senza nessun problema, neanche l’uscita diretta in corrispondenza della croce di vetta ci regala un tratto più verticale e così alle 6:20 sbuchiamo in vetta inondati da un sole che sembra già quello di mezzogiorno, tanto è intenso.

La cima, nonostante l’orario, brulica già di gente, ci si fotografa a vicenda e intanto si gode del panorama scambiandosi errati riconoscimenti delle montagne circostanti.

Il vero incubo comincia con la discesa per la via normale, le nevicate monsoniche infatti hanno lasciato parecchia neve sul ghiacciaio, solo superficialmente trasformata in una crosta infida che ti fa sfondare ad ogni passo a profondità variabili tra il polpaccio, la coscia e, saltuariamente al collo… per sfuggire al supplizio ognuno prova a cercare improbabili zone portanti (noi compresi…) e questo determina una drammatica e totale assenza di traccia battuta che massacra il mio ginocchio già dolorante in salita. 

Non sono neanche le nove quando arriviamo alla fine del ghiacciaio, con un sole feroce ed un caldo sahariano, ci buttiamo su un masso e recuperiamo il sonno perduto.

Scendendo ripercorriamo i vari racconti delle (dis)avventure di persone “pataccate” (*) a noi note su questa parete… il mistero rimane su come qualcuno abbia potuto scendere con il buio impiegando quasi 24 ore per una salita che ne richiede 6, ma questa è un’altra storia e non saremo certo noi a raccontarvela, anche perché sull’evento aleggia ancora una cortina degna del ex blocco sovietico!

Nota a cura della redazione: 
Il termine persone "pataccate" sta per persone portatrici di "patacca".
L'espressione gergale "patacca" sta ad indicare il distintivo corrispondente al titolo di cui la persona si fregia.
Nell'organizzazione del Club Alpino Italiano il titolo identifica la specializzazione per la quale la persona è stata abilitata. 

I principali titoli tecnici riconosciuti dal CAI sono:
AAG    -  Accompagnatore di Alpinismo Giovanile
ANAG  -  Accompagnatore Nazionale di Alpinismo Giovanile
AE      -  Accompagnatore di Escursionismo
ISA     -  Istruttore di Sci Alpinismo
INSA   -  Istruttore Nazionale di Sci Alpinismo

IA       -  Istruttore di Alpinismo
INA      -  Istruttore Nazionale di Alpinismo


Cima Presanella- Parete Nord

Via Faustinelli
Più difficile della classica parete nord e molto meno frequentata si svolge nell’ampio canalone sotto il tiro della grande cornice sommitale. Molti la considerano la "vera" nord della Presanella.
Primi salitori: G. Faustinelli e R. Maculotti nel 1937
Dislivello 450 metri
Inclinazione: 55° con il tratto finale più ripido
Difficoltà: D
Discesa: la discesa lungo la via normale segue inizialmente la cresta ovest per poi costeggiare il ghiacciaio del Nardis e risalire alla sella Freshfield a quota 3.375 metri.
Si scende quindi sulla vedretta di Presanella e la si attraversa in direzione Ovest fino a raggiungere la grande morena su cui corre il sentiero che riporta al Rifugio Denza in circa 2,30 ore.
L'itinerario è normalmente tracciato in stagione, attenzione all'orientamento in caso di scarsa visibilità.