SPIGOLATURE. 19/06/2008 - Da intraisassblog vi proponiamo un racconto di "marca"
ferrarese
LA CRODA
BIANCA E IL KRISS MALESE
Eravamo tutti più
giovani, ma non andavamo come delle bestie, tutt’altro, però eravamo
affiatati ed amici e insieme formavamo un bel gruppetto di istruttori e
aiuto istruttori che organizzava i corsi di alpinismo e roccia della
sezione Cai di Ferrara. Non c’era ancora da noi la “Scuola di
alpinismo”, sicché spontaneamente ogni anno auto-organizzavamo uscite di
“aggiornamento” tecnico nella palestra dei Colli Euganei, sia per
ripassare le tecniche e le manovre di corda per chi non arrampicava
abitualmente, che per effettuare simulazioni di lezioni in cui ci
impegnavamo a turno di fronte agli altri. Quell’anno però volevamo
fare un’esperienza in ambiente, una scalata facile ma che avesse un buon
contenuto alpinistico. La scelta cadde sulla via Fanton allo spigolo
sud-est della Croda Bianca nel gruppo delle Marmarole che avevo scelto
personalmente, estrapolandola dalla guida “Antelao Sorapiss Marmarole”,
firmata da Luca Visentini per la editrice Athesia.
La relazione recitava: “Ore 4,30; arrampicata prevalentemente
facile, con un passaggio di 3° grado e qualche tratto di 2°, interamente
segnalata con minio arancione”. Anche la discesa sembrava
interessante, mai banale ma nemmeno troppo difficile, con tratti di rocce
anche friabili e traversate in neve. Avevo preventivato di impiegare il
doppio del tempo segnato in relazione, fidando sulle lunghe giornate di
quel fine giugno. Dopo avere dormito al rifugio Casèra Baion, eravamo in
dieci quella mattina a camminare verso l’attacco della via e la giornata
prometteva molto bene. La prima difficoltà nacque quando, relazione alla
mano, cercammo di individuare la cengia erbosa che conduce all’attacco
dello spigolo. Nella descrizione si leggeva: “Senza percorso obbligato si raggiunge
un canale ai piedi della parete orientale della Croda Bianca e, al di là
di questo, si può infilare il cengione erboso che corre verso sinistra.
Sulla cresta di destra, che si collega a Forcella Peronat, si nota
un’ardita guglia a forma di kriss malese”. Siccome in relazione si
accennava anche ad un’altra cengia, ma più friabile, da cui poter
raggiungere l’attacco, diventava importante individuare con precisione
quel riferimento.
Sicché si sentì chiedere: “Qualcuno di voi sa ‘azzo è un kriss
malese?” Fra i primi del gruppetto nessuno seppe rispondere e
quindi non si riusciva a capire a quale ardita guglia fare riferimento.
Sopraggiunse infine Ruggero (da noi soprannominato “la suocera”) che,
compreso quale fosse il problema che si stava dibattendo, con il suo modo
quasi cantilenante ci apostrofò con aria un po’ canzonatoria: “Ragazzi… ma mi meraviglio di voi…
non avete mai letto i libri
di Salgari? Il kriss malese è il pugnale di Sandokan”. Solo allora
la nostra attenzione cadde su quella guglia dalla forma “strana”,
veramente caratteristica, che effettivamente ricordava il famoso pugnale e
che ci confermava che eravamo in corrispondenza della cengia giusta.
Quello fu solo l’inizio di una giornata dai cento colpi di scena.
Ricordo già sul primo camino di 2° grado uno dire che non ce la faceva a
passare e un altro commentare: “cominciamo bene…”, poi la rinuncia
a procedere in conserva e a salire la cuspide finale perché era già tardi,
successivamente la delicata traversata per raggiungere la Cresta degli Invalidi,
infine la lunga traversata su neve fino alla forcella Marmarole. Lì i
primi si erano fermati perché c’era un canale ghiacciato che risolvemmo
improvvisando un corda doppia dopo che mi ebbero calato per
50
metri per valutare la situazione. Scendemmo
successivamente per pendio di neve fino a raggiungere il sentiero mentre
oramai si era fatto buio e, finalmente, il rifugio Casèra Baion. Ho
trovato un appunto sul mio diario che dice telegraficamente: “25 e 26 giugno 1994. Croda Bianca, via
Fanton in cinque cordate. Sveglia alle 5, partenza alle 6, attacco alle 8,
vetta alle ore 18, rientro al rifugio alle 23. Discesa friabile e
pericolosa; via segnata con bolli, ma comunque alpinisticamente
impegnativa”. Un giudizio certamente condizionato anche dalla
scarsa esperienza di qualcuno del gruppo che aveva rallentato il procedere
nei tempi canonici. Tuttavia l’obiettivo “dell’aggiornamento” alpinistico
era stato raggiunto e quella giornata è rimasta mitica, tanto che ancora
succede di riparlarne fra noi quando capita di ritrovarci in compagnia
davanti ad un bicchiere di vino. “Ragazzi, ma ve la ricordate
la Croda
Bianca?”. “Altroché”. Si sente rispondere con
decisione da qualcuno. E, subito dopo. “… e vi ricordate anche il kriss
malese?” Segue una risata generale, e ride anche chi quel giorno
non c’era, perché quella storia l’hanno sentita raccontare tutti.
Almeno una volta.
Scritto da Gabriele Villa per intraisassblog, sabato 26 gennaio
2008. (Per gentile concessione di Antersass Casa Editrice).
Note aggiuntive a cura della redazione.
La Croda Bianca (2.841 metri) è tra le montagne maggiori delle
Dolomiti Orientali. Imperioso pilastro sul fondo della Val Baion, Pala
fastosa, dal profilo affilatissimo, sul versante meridionale.
A differenza di tante altre cime della catena, la Croda Bianca è subito
individuabile, precisa, quasi un massiccio a sè.
Per chi sale sulla Croda dell'Arbel, la sorpresa dello scorcio improvviso,
impressionante, sulla Croda Bianca, si discosta dai motivi propriamente
dolomitici e ricorda piuttosto certe montagne patagoniche.
Questa cima rivolge al rifugio Baion la grandiosità e la perfezione del
suo spigolone sud-est.
Una cresta che sale a fil di cielo e armoniosamente va ad esaurirsi nella
rotondità della vetta, percorsa per la prima volta nel giugno del 1910 da
Umberto e Arturo Fanton.
Da ultimo aggiungiamo i nomi dei protagonisti dell'episodio descritto per
ordine e composizione di cordata:
Michele Ghelli con Gabriele Cazzola;
Riccardo Aleotti con Ruggero Boaretti;
Davide Tonioli con Paolo Bazzani;
Gabriele Villa con Alessandro Vitali;
Raffaele Ferri con Leonardo Caselli (a comando alternato).
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